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Arte contemporanea; Ora zero?

Non è una riflessione di crisi. Solo una riflessione. Possiamo, come artisti, avere sufficiente percezione per tradurre il tempo che stiamo vivendo? Credo che non bastino le rappresentazioni del caos, dell'inadeguatezza esistenziale o le immagini cruente. Niente di tutto questo ha la stessa forza che ha avuto solo poco tempo fa. Quando non ci saremmo aspettati il ritorno dei tempi di guerra studiati e narrati forse mai capiti ma, non vissuti. Non vissuti da noi popoli delle terre che dopo il Novecento si sono calmate per anni. Abbiamo prodotto arte che voleva essere prima di tutto qualcosa che generasse stupore. Grandiosa missione se questo stupore fosse stato il risultato di proposte coscienti, espressive e riuscite anche nel significato plurale, collettivo, sociale. Forse il torpore e il benessere ha considerato arte i numerosi grotteschi esperimenti spesso illeggibili anche per gli artefici? Che arricchimento concettuale o emotivo ci hanno restituito i sensazionalismi fine a sé stessi, tarpati dalla legittimazione ad arte, ancora sul nascere? Sul manifestarsi come atti e produzioni che hanno determinato l'allontanarsi del pubblico. Pochissimo ormai. Annoiato dalle spiegazioni filosofiche che non hanno svelato i misteri dei materiali esposti, delle ossessioni delle texture. Arte contemporanea vecchia, quindi. Occupata a ripetere quasi tutto quello che le avanguardie avevano già portato alla luce, innovando con provocazioni mirate, innescando inedite visioni. Cosa stanno producendo gli artisti unicorni, non si riesce a conoscere a causa dell'invisibilità derivata dalla corruzione e dalla sconnessione fra le opportunità, il mercato e le mancanti possibilità.



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