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PROJECT

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Fra i progetti che ho realizzato l'opera "Nessun Potere" 2015- "Mondo sì" 2017- 

"Geo Alto". Si tratta di opere realizzate con diversi linguaggi e materiali. Esposti in Galleria d'arte e spazi Museali.

Among the projects that I have created, the work " No Power" 2015 - "Mondo sì " 2017 - "Geo Alto " 2021- These are works made with different languages and materials.

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Modern Architecture

Progetto Mondo sì

Nel 2016 è nato il progetto Mondo sì. Ha avuto origine da una riflessione dell'artista sull'aspetto delle metropoli, in apparenza sempre più simili nonostante le distanze geografiche e soprattutto le differenze culturali e storiche. Dopo avere presentato il progetto che si sarebbe concretizzato in tre diversi continenti (Europa, America Latina, Asia), ha ottenuto le Residenze artistiche in questi territori. Il concetto del progetto prevedeva di recarsi nelle città e percorrere a piedi strade, quartieri, luoghi principali o periferici osservando e anche raccogliendo "reperti contemporanei" che potevano essere anche tappi o etichette di brand ad esempio presenti in ogni città osservata, Parte di questo "filo rosso, infatti, sono stati proprio i tappi e i Brand famosi.

L'artista ha assegnato colori alle proprie percezioni e costruito grandi aree di tessuti di varie colorazioni provenienze e consistenze in cui ha creato interventi pittorici, cuciture e citazioni visive. In queste aree ha inglobato anche i reperti. Le ricerche ebbero una doppia finalità. Quella di constatare che la globalizzazione stava rendendo il pianeta esteticamente simile, e l'altra fu di vivere e prendere appunti sulle resistenti particolarità. Le città furono Rio de Janeiro, San Paolo, Ho Chi Min City e Madrid.

Era il 2017.

Nel 2018 Mondo sì e questi concetti divennero anche una riflessione sull'ambiente e sul rischio di estinzione di molti animali.  

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Particolari della grande area dedicata a Rio de Janeiro

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Madrid

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Ho Chi Min City

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S. Paolo- Brasile

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Allestimento Mondo sì 
Fondazione Colombera 
(Varese)

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Progetto "Nessun Potere" 2011

La realizzazione di questo progetto ha impegnato l'artista dal 2011 al 2015/'16. Il lavoro si compone di un trittico dipinto su tavole lignee e tre cortometraggi. Le riflessioni proposte da questa opera sono diverse. 

La prima è rivolta al dialogo fra il linguaggio tradizionale pittorico e quello delle immagini in movimento che il cinema produce. Una differenza oggettiva che spiazza se si pone attenzione sulle tempistiche che la tradizionale pittura comporta e che sono ormai decontestualizzate dalla contemporaneità. Ecco che la scelta di questo mezzo è in realtà la prova esecutiva che l'artista attua dipingendo le tre tavole durante un tempo che somigliasse il più possibile a quello antico. Eseguiva le tavole dilatando il tempo senza alcuna interruzione data da consuetudini odierne. Ad esempio, il telefono o gli impegni organizzativi che la quotidianità comporta. Cicli di settimane dipingendo in studio. 

In questo progetto, le scelte espressive sono ritenute importanti dall'artista ma sono esse stesse il supporto su cui restano in opera le tematiche sociali trattate già suggerite dal titolo "Nessun "Potere". La TAV. 1 infatti è un dipinto quasi realistico che fa emergere da uno sfondo scuro, l'immagine di persone contemporanee povere nel momento in cui fanno la lunga coda per entrare al "Pane Quotidiano". Immagine appositamente dettagliata e frutto delle osservazioni che l'artista fece recandosi direttamente sul posto a Milano in Viale Toscana, dove fece anche qualche scatto fotografico.

Nel dipinto i personaggi sono tutti dotati di telefono cellulare, abiti contemporanei, unghie laccate. Sono in coda indifferenti e consenzienti in possesso dei beni superflui e non del necessario pane. La TAV.2 è quella centrale e ha la parte superiore arrotondata. È un grande contenitore di pane sorretto da due mani in primo piano che esprimono nell'anatomia dettagliata e anche inventata, sia l'atto dell'offerta che quello della contrazione. Dietro un cielo molto azzurro. Per l'artista un cesto di "abbondanza" quasi a citare l'immagine biblica in cui le pagnotte sulla testa di una donna in un cesto, vengono assaggiate dagli uccellini che le beccano in volo. La TAV.3 potrebbe sembrare un vero e proprio scatto sull' immagine consueta dei bidoni della spazzatura di diversi tipi e materiali che traboccano. Ai piedi di questa composizione che ha come sfondo una luce violacea, si trova un cavolo verde che risulta ancora più "buttato" e "sprecato" dei rifiuti stessi.

Anche i cortometraggi sono tre. Scritti e pensati perché parte dell'opera e dell'allestimento stesso. Sul piano linguistico fissano la contrastante riflessione sul tempo creativo contemporaneo. Molto più espliciti e densi di altri significati che si intersecano nello scenario composto dalle immagini delle tavole lignee. Il primo cortometraggio inizia con una perquisizione di polizia in una casa privata. Poliziotti in borghese che con guanti di lattice perquisiscono l'appartamento. Buttano tutto all'aria aprono cassetti e rovistano cambiando l'ordine degli oggetti. Rovesciano la pattumiera e proprio dalla pattumiera esce il cavolo verde della TAV.3. Nel secondo cortometraggio il protagonista svolge la sua vita noiosa e quasi automatica in coda in automobile, in coda al supermercato in cui le mani delle cassiere hanno i guanti come i poliziotti. Questo uomo contemporaneo trascorre il suo tempo quasi sempre in coda, estraniato e disorientato. Il telefono cellulare che si trova anche dipinto fra le mani dei personaggi della TAV1 è protagonista del cortometraggio 3, come rivoluzionario oggetto in grado di trasformare il tempo dell'individuo e nel corto, di cambiare le priorità del soggetto fino a renderlo estraneo e a cancellare la memoria recente delle azioni iniziali. L'estraneamento del protagonista si confonde infine con gli oggetti contenuti in una scatola all' interno di un appartamento vuoto. Il protagonista, immerso in questa realtà particolare, estrae gli oggetti quotidiani senza nesso logico fra loro, e non li riconosce osservandoli distante. I cortometraggi sono stati realizzati da Roberto Covi. L' opera completa è stata esposta nello spazio Museale della Chiesa dei Laici di Gubbio nel 2016. Fu il luogo espositivo adatto per le caratteristiche spaziali e il valore storico dell'edificio. Il contesto in tempi remoti fu adibito al ricovero e alla caritatevole assistenza dei poveri.

Tuttavia, non fu possibile attuare il progetto di allestimento che richiedeva l'artista e prevedeva alcuni accenti da ottenere con l'uso della luce e del buio che orientati a doc su immagini e cortometraggi, avrebbero suggerito una lettura globale e suggestiva dell'opera. 

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TAV.1
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TAV.2
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TAV.3
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