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ETEREOTIPIE 2

A seguito di "Etereotipie1, altre riflessioni a proposito delle "curatele" ormai completamente fuori da ogni contesto significativo. Di "collettive inutili" se ne parla come titolo, come passa parola, anzi, "passa termine" ma poi non si va a fondo e infatti hanno luogo continuamente e chi vi partecipa pubblica su tutti i social la propria partecipazione. Considerando uno spazio di 150/200 metri lineari, che viene venduto ogni metro di ingombro a varie svariatissime cifre, Le proposte sono che ogni artista potrebbe esporre in uno spazio lineare di tre metri. La media fra le centinaia di proposte che riceviamo ogni giorno, è di una richiesta che varia dalle trecento alle cinquecento euro. Nello specifico, quello che viene denominato come "servizi", sarebbe la comunicazione riguardante la mostra. Semplicemente in rete attraverso link che gli artisti stessi pubblicano. Si tratta spesso di operazioni minime che chiunque abbia poche competenze non professionali può svolgere realizzando locandine e post dedicati. Pensando ad uno spazio di 200 metri, la intenzione media è, (3 metri lineari ad ogni artista), di esporre 60 artisti. Immaginiamo quindi che sia una operazione che ad ogni artista costi 300 euro, il ricavo lordo ammonta a 18000 euro. Un operatore che svolga questo discutibile mestiere può quindi affittare qualsiasi spazio utile. Un simile "progetto" viene presentato come evento culturale per cui si richiedono anche spazi pubblici che vengono concessi gratuitamente. Ogni artista che ha un profilo pubblico, un sito o anche solo una mail, viene bombardato da queste offerte improponibili. Sono le "mostre inutili" di cui parlano tutti senza mettere a nudo il fatto. Gli stessi manager sedicenti curatori propongono agli artisti di "aderire al progetto investendo sulla propria arte senza fare mostre inutili". Non è una commedia all'italiana ma una commedia internazionale. Si tratta del contesto generale per cui il pubblico si è stancato di legittimare come arte qualsiasi sciocchezza. Il pubblico non compra opere e il focus rimasto sono i contenitori di artisti confusi che sprecano il proprio tempo in questo circo. Per credere nel proprio lavoro ed essere sinceri, occorre dedicarsi alla creazione. Non facciamo mostre inutili e non permettiamo a questa "professione" di esistere. Riconquistiamo il pubblico e la nostra appassionante funzione. Non accettiamo vetrine di invisibilità e inutilità.


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2 commenti


A proposito di eterotipie2, assolutamente d'accordo con te cara Alessandra, il diffondersi dei curatori improvvisati è la testimonianza del solco profondo che è andato formandosi fra la cultura dell'arte e il fare arte nell'attualedi civiltà .

Non ci resta che il passa parola fra noi umani, artisti professionisti e artisti della vita che desiderano condividere esperienze autenticamente vere e anelano a promuovere con il loro gesto la crescita interiore dell'umanità.

Grande responsabilità!


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Ciao Eugenia, è un piacere risentirti. Si sta toccando il fondo e forse passeranno anni prima che sistemi del genere si estinguano. Speriamo che l'arte si salvi. Ti abbraccio ciao

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